La sfida dell’unità nella diversità

11/03/2022

di Nino Sergi per Vita Bookazine

Soggetti protagonisti del cambiamento. Le Osc di cooperazione internazionale allo sviluppo e aiuto umanitario hanno dimostrato di essere protagonisti attivi, propositivi, capaci di innovative modalità operative funzionali ai diversi contesti in cui operano. Nelle difficoltà della pandemia, oltre ad essere riuscite ad assicurare la continuità delle attività all’estero, rilevante è stato il ruolo giocato in Italia a fianco dei più deboli, gli emarginati, gli invisibili.

Agli attacchi strumentali che talvolta ricevono da politici o media esse rispondono contrapponendo i fatti e la comunanza di valori e visione. Dal livello locale a quello globale il loro vissuto si basa su principi quali solidarietà e cooperazione, pace e nonviolenza, promozione dei diritti umani, giustizia, sviluppo umano, sostenibilità ambientale, sociale ed economica, partecipazione democratica, parità di genere, lavoro dignitoso, convivenza, dialogo tra culture, ragioni e comunità differenti, attenzione alle collettività più vulnerabili. Indipendenza da governi e forze politiche e autonomia nelle scelte strategiche, modalità operative e partnership, insieme a competenza, efficacia, trasparenza e dovere di rendere conto, sono divenuti un patrimonio comune che si arricchisce di anno in anno. Non tutto è perfetto, certo; talvolta regole fissate nei propri statuti e codici etici rimangono disattese ma l’impegno al rigore rimane costante e verificato.

Le sfide sono colossali ma la divisione riduce forza e credibilità. Se da un lato esiste un ampio convincimento che una rappresentanza e rappresentatività unitaria dello straordinario mondo delle Osc di cooperazione internazionale darebbe maggiore forza e credibilità di fronte alle istituzioni, la società e i media, colpisce la perdurante evidenziazione delle differenze piuttosto che delle affinità che esistono costitutivamente da sempre e sulle quali le discrepanze potrebbero ricomporsi. Ci sono ragioni che hanno portato in anni passati al frazionamento. Sarebbe utile una comune riflessione per valutare se hanno ancora significato oggi, se ha senso alimentarle al solo scopo di motivarle. I tempi che stiamo vivendo sono ben diversi dai periodi passati, come dimostrato anche dal moltiplicarsi di strette collaborazioni tra Osc appartenenti a differenti aggregazioni. L’impresa è laboriosa, date le incrostazioni accumulate e le forme di campanilismo e personalismo che negli anni il nostro mondo ha vissuto. Ma ciò non ci può esonerare dall’assumere questa esigenza come prioritaria di fronte ad un mondo in continuo cambiamento e a sfide di tale rilevanza che solo con la forza unitaria dell’insieme e delle sue specificità possono essere affrontate, sia nel lavoro di cooperazione che di fronte a decisori politici, istituzioni o interessi contrapposti ai nostri comuni valori.  

Guardiamo all’Europa e altrove. L’attuale sistema rappresentativo italiano delle Osc di cooperazione allo sviluppo e aiuto umanitario sembra sminuirne e talvolta eroderne il peso e la rappresentatività nella società e presso le istituzioni. In nessun paese europeo esiste una realtà come quella italiana. VENRO in Germania, COORDINADORA in Spagna, COORDINATION SUD in Francia e oltre Atlantico INTERACTION potrebbero insegnarci molto. D’altro canto in Europa nessuno capisce perché le Osc italiane di cooperazione internazionale continuino a dire e fare le stesse cose rappresentandosi però divise. Anche in Italia l’opinione pubblica non fa sconti e le istituzioni, pur nel rispetto, esprimono stupore.

Saper leggere la realtà. Dobbiamo riuscire a leggere la realtà e la sua complessità con gli occhi di oggi e non più con quelli di ieri, come talvolta tendiamo ancora a fare. Dobbiamo anche cercare di capire con approccio critico le ragioni che hanno mantenuto, fino agli ultimi anni, incomprensioni e contrapposizioni, per rivederle e superarle. Se prolungate, potrebbero infatti ferire il nostro mondo rendendolo più debole in un’Italia e un’Europa attraversate da cambiamenti ai quali siamo chiamati a contribuire. Sono previsti gli Stati Generali della cooperazione prima della conferenza governativa ”Coopera”: potrebbero focalizzarsi, senza timore, su questa esigenza non più rinviabile. Se l’analisi e la riflessione dovessero portarci a capire che la via da percorrere dovrebbe essere quella della ri-nascita di un’unica forte realtà confederativa nazionale, capace di raccogliere, nel rispetto delle specificità e diversità, reti e realtà federate insieme alle singole Osc, come è in altri paesi, allora tutti dovremmo avere il coraggio di percorrerla, a partire dai leader e dai tanti che appartengano alle generazioni più recenti e che non hanno forse trovato il giusto spazio per esprimersi.

Sarebbe una vittoria per tutti: le singole Osc e il loro insieme, le leadership attuali che dimostrerebbero ampia lungimiranza e le leadership future che avrebbero un terreno spianato di azione, collaborazione e peso politico nell’ampio ambito della cooperazione internazionale.