“Trasparenza, Inclusività e Sostenibilità”: 3 cose che le banche pubbliche di sviluppo riunite oggi al summit Finance in Common non devono dimenticare

21/10/2021

“Le banche pubbliche di sviluppo dovrebbero essere estremamente vigili e favorire un controllo pubblico e trasparente sui molteplici impatti del peso del debito sui paesi poveri. Inoltre, partendo da un impegno condiviso verso gli gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile, le banche dovrebbero promuovere il dialogo e il coordinamento con le istituzioni della cooperazione a dono, le banche e il settore privato, garantendo la coerenza degli approcci, degli obiettivi, garantendo il protagonismo delle istituzioni locali e processi innovativi per la conversione del debito”
Roberto Ridolfi

Il 19-20 ottobre, più di 500 banche pubbliche di sviluppo si sono riunite per la seconda edizione del summit Finance in Common, svoltosi in parte a Roma e in parte online. L’evento, organizzato da Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e dal Fondo Internazionale per lo sviluppo agricolo (IFAD), fa parte delle attività della presidenza italiana del G20 e si inserisce nel contesto della COP26 sul cambiamento climatico.

Una coalizione di organizzazioni della società civile ha chiesto alle banche pubbliche di sviluppo di cambiare il paradigma secondo cui operano, affinché sia basato sui diritti umani, sullo sviluppo guidato dalle comunità locali e sui principi della giustizia sociale e climatica.

Alla comunità delle istituzioni finanziarie per lo sviluppo riunitasi per discutere come distribuire le risorse per la realizzazione dell’Agenda 2030, per contrastare il cambiamento climatico e preservare la biodiversità, le organizzazioni della società civile hanno chiesto un’azione decisamente più ambiziosa, e consultazioni più trasparenti e inclusive in tutte le fasi del processo decisionale legato alla pianificazione, esecuzione e valutazione dei progetti di sviluppo.

Mentre la crisi climatica si aggrava, gli incendi divampano nelle foreste di tutto il mondo, le inondazioni lasciano migliaia di persone senza casa e la siccità distrugge i mezzi di sussistenza di milioni di contadine e contadini, in molti luoghi la situazione per le comunità in prima linea va di male in peggio. Le disuguaglianze sono in aumento. Il numero di persone vulnerabili sta crescendo drammaticamente, anche a causa degli effetti della crisi del Covid. Molto spesso, le comunità locali non hanno voce in capitolo nei progetti di sviluppo, e quando protestano e cercano di far valere i loro diritti, spesso si trovano a fronteggiare gravi rischi. L’anno scorso, secondo un rapporto di Global Witness, ha visto il più alto numero di donne e uomini che si battono in difesa dei diritti umani e dell’ambiente assassinati in tutto il mondo.

Servirebbe sviluppare strategie più incisive per far fronte alla chiusura dello spazio civico, e per prevenire e contrastare i rischi e le sfide per le comunità locali che difendono l’ambiente e i propri diritti.

Le banche pubbliche di sviluppo possono diventare nostre alleate proteggendo e promuovendo il coinvolgimento delle organizzazioni della società civile, delle persone che difendono i diritti umani e delle comunità in prima linea per la giustizia sociale e ambientale. Politiche di tolleranza zero contro minacce e rappresaglie da parte delle banche pubbliche di sviluppo, dei loro clienti e dei loro partner dovrebbero essere un requisito fondamentale.

La discussione di quest’anno al summit Finance in Common si concentrerà sul tema dell’agricoltura e dell’agribusiness. Nonostante l’obiettivo dichiarato sia quello di “fare leva sulle banche pubbliche di sviluppo per ottenere una trasformazione verde e inclusiva dei sistemi alimentari”, numerosi gruppi della società civile temono che queste parole possano suonare vuote se gli interessi commerciali vengono messi al primo posto. Le banche pubbliche di sviluppo hanno la responsabilità di servire gli interessi delle persone e del pianeta, e non devono piegarsi agli interessi delle imprese private e delle grandi multinazionali. Le banche pubbliche di sviluppo non dovrebbero finanziare progetti di sviluppo che hanno un impatto negativo sulle vite e i mezzi di sostentamento di agricoltori, pescatori, pastori e altre comunità. Dovrebbero invece sostenere le soluzioni proposte dai piccoli produttori di cibo, dalle comunità indigene e dalla società civile, che si basano sui diritti umani, sullo sviluppo guidato dalle comunità e sui principi della giustizia climatica.

Le politiche e i progetti promossi dalle banche pubbliche di sviluppo possono accelerare o rallentare la perdita di biodiversità e il degrado ambientale. Pertanto, le banche pubbliche di sviluppo dovrebbero rafforzare liste di esclusione per proibire finanziamenti dannosi, diretti e indiretti, che impattano ulteriormente su ecosistemi già fragili. Con il G20 e la COP26 proprio dietro l’angolo, il summit di Finance in Common può essere un’opportunità per impegnarsi nell’uso responsabile delle risorse e per creare nuove sinergie, non solo tra gli attori finanziari, ma anche con coloro che dovrebbero essere i testimoni ultimi del fatto che queste risorse siano investite nel modo più efficace: i rappresentanti della società civile e le comunità locali.
Le banche pubbliche di sviluppo dovrebbero anche sviluppare approcci coordinati per assicurare che le attività che sostengono non finiscano per esacerbare il peso del debito o contribuire a tagli nella spesa pubblica che avranno un impatto negativo sui diritti umani, sulla capacità dei governi di rispondere al cambiamento climatico, o sull’accesso ai servizi essenziali per i più vulnerabili.

Nel mondo interdipendente di oggi, con crisi multiple che colpiscono tutto il mondo, le banche pubbliche di sviluppo potrebbero giocare un ruolo cruciale, ma dovranno prendere decisioni coraggiose e dimostrare una forte leadership per farlo. La coalizione di Finance in Common può essere uno spazio in cui un percorso ambizioso viene stabilito collettivamente dalle banche. Questo richiederà un dialogo significativamente rafforzato e continuo con una vasta gamma di rappresentanti della società civile a tutti i livelli – locale, nazionale e internazionale – poiché il mondo che costruiremo domani dipenderà dalla nostra capacità di includere oggi le persone in questo processo.