Governo dell’immigrazione e memorandum di intesa Italia-Libia

15/11/2022

Dalla seconda metà degli anni ’70, con la prima indagine del Censis e il primo convegno sindacale a Milano, la realtà dell’immigrazione è stata materia di approfondimento in Italia, trovando l’interesse del Governo e del Parlamento che l’hanno via via normata. Soprattutto negli ultimi cinque anni tale realtà è divenuta però materia di scontro politico e strumentalizzazione di parte, tale da offuscare la vera priorità: quella di impiegare tutte le energie per giungere a governare politicamente la migrazione, superando la visione emergenziale e i relativi provvedimenti parziali, in una comune visione europea.

È ormai noto a tutti che l’immigrazione è un fatto strutturale che deve essere governato, con misure nazionali ed europee e accordi internazionali, non limitandosi al solo contrasto. Il governo dell’immigrazione richiede infatti ampia e lungimirante visione politica, unitarietà e coerenza, sintonia con gli altri paesi europei, collaborazione multilaterale, accordi con i principali paesi di provenienza dei migranti, partenariati di sviluppo e investimenti con i paesi del continente africano separato da noi solo da un braccio di mare.  

Il documento di Nino Sergi, Policy Advisor di LINK 2007, indirizzato in particolare alle autorità di governo e al Parlamento e a quanti sono aperti al confronto su un tema così complesso, si compone di due parti: PER UNA MIGRAZIONE ORDINATA, REGOLARE E SICURA e MEMORANDUM DI INTESA ITALIA-LIBIA. È sembrato utile tenerle legate perché l’Italia è particolarmente toccata dagli arrivi dal Mediterraneo centrale, in particolare dalla Libia.

Inserendosi nel dibattito attuale, l’appunto parte dalle contraddizioni che frenano la definizione di una vera ed efficace politica migratoria per indicare alcune proposte attuabili che facciano fare un salto di qualità, sia alla stessa visione politica e che alla normativa, per riuscire a governare l’immigrazione in modo ordinato, regolare e sicuro. Anche perché la materia, se gestita male, rischia di incrementare tensioni sociali e politiche.

L’approccio emergenziale e securitario ha indebolito molto la capacità italiana di governo dell’immigrazione in modo coerente e in sintonia con la gran parte dei paesi europei. Inoltre, la stessa normativa del 2002 ha dimostrato nei venti anni di non essere adeguata al governo di questa complessa realtà, all’interesse dell’Italia e al suo ruolo di paese fondatore dell’Unione europea e di credibile stimolo nello sviluppo dei rapporti con l’Africa.

Sul Memorandum di intesa Italia-Libia Sergi presenta valide motivazioni a favore dell’urgenza della sua modifica può infatti ancora essere concordata con uno scambio di note ai sensi dell’articolo 7 delle stesso Memorandum) per renderlo coerente con gli obiettivi che si pone di controllo e contenimento degli arrivi irregolari nella tutela e protezione delle persone secondo le convenzioni e i trattati relativi al rispetto dei diritti umani e della dignità delle persone che entrambe, Italia e Libia, hanno ratificato. Così com’è attuto dal 2017, rappresenta un grave vulnus da riparare quanto prima e nemmeno contribuisce al contenimento dell’immigrazione irregolare. Le proposte contenute nel documento indicano i primi passi da percorrere subito. 

La nota si sofferma anche sul nesso tra migrazione e sviluppo e sulle opportunità da cogliere e sviluppare nel rapporto dell’Italia e dell’Europa con il continente africano. È certamente un bene che stia crescendo la consapevolezza della necessità di definire insieme, UE e Stati membri, la qualità e l’ampiezza di tale rapporto, anche con piani di cooperazione speciali: per ragioni di vicinanza, di solidarietà, di relazioni politiche ed economiche, di demografia, di sicurezza che, nell’insieme, renderanno i due continenti sempre più interconnessi.

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